La percezione del colore dipende da 3 fattori: il colore del soggetto, la luce che lo illumina e l’osservatore. Approfondiamo allora l’importanza dell’illuminante.
Mi sono dilungato così tanto sulle modalità per bilanciare il bianco delle immagini, in camera od in post produzione, che qualcuno probabilmente avrà raggiunto la conclusione di poter “salvare” qualunque scatto.
Mettiamo subito in chiaro che così non è, ma per comprenderne i motivi dobbiamo fare qualche passo indietro, sino alla luce e alla percezione del suo colore.
Cos’è la luce?
La luce è una forma di radiazione elettromagnetica, proprio come i raggi x e le onde radio. Come gli altri tipi di radiazione, anche la luce è caratterizzata da una lunghezza d’onda, che altro non è se non la distanza fra un picco della sua oscillazione ed il successivo.
Lo spettro della luce visibile è uno specifico intervallo di queste lunghezze d’onda: quello compreso tra i 780 ed i 380 nanometri (nm).
Importante sottolineare che, ad ogni lunghezza d’onda di questo intervallo, corrisponde un colore specifico, un po’ come ad ogni frequenza della scala di un sintonizzatore radio corrisponde una diversa emittente.
La luce bianca “ideale” è una miscela, in eguali proporzioni, di tutte le lunghezze d’onda comprese nello spettro del visibile. Nella realtà, però, questo non accade quasi mai. Per definizione, la luce ideale è la radiazione emessa da un corpo nero portato ad una determinata temperatura espressa in K (kelvin). Nella pratica, con una certa approssimazione, possiamo considerare che la luce ideale sia quella solare.
La percezione del colore
La percezione del colore dipende da 3 fattori: lo spettro di energia che irradia il soggetto (illuminante), la riflettanza spettrale del soggetto stesso (colore) e la sensibilità spettrale del sensore che capta l’immagine (osservatore).
Torneremo più avanti a parlare dell’influenza dell’osservatore, per approfondire le similitudini fra il funzionamento dell’occhio e del sensore, mentre credo sia abbastanza scontata la relazione con il colore del soggetto osservato.
Allora concentriamoci, per il momento, sull’illuminante. Sebbene, come già affermato, il bianco “puro” dovrebbe essere costituito da una miscela omogenea di lunghezze d’onda di tutto lo spazio visibile, la nostra percezione di “bianco” può in realtà derivare da infinite combinazioni di spettri luminosi non omogenei. Nonostante a prima vista il risultato possa apparire equivalente, l’impiego di sorgenti luminose con spettri non uniformi può portare ad una riproduzione dei colori non corretta e, soprattutto, non correggibile.
L’influenza dell’illuminante
In condizioni ideali la sorgente luminosa emette una luce composta da tutte le lunghezze d’onda dello spettro del visibile. Nelle immagini di esempio semplifico ricorrendo a tre frecce: rossa, verde e blu. La luce colpisce un oggetto, il quale riflette la parte di spettro relativa al suo colore, assorbendo le altre. Il nostro occhio ed il nostro cervello rilevano e registrano così la percezione del suo colore. Nel caso della mela del nostro esempio, il rosso. Ma cosa potrebbe succedere se nello spettro di emissione della nostra luce mancasse proprio il rosso?
Presto detto: non riusciremmo a percepire il colore della nostra mela! Chi ha passato qualche ora in camera oscura ricorderà la percezione falsata dei colori presenti nell’ambiente, dovuta al colore della lampada inattinica.
Il problema, nella realtà, può presentarsi in modo meno evidente e più subdolo, ma non per questo meno grave. Va da sé che i colori di un soggetto ripreso sotto una luce dallo spettro non uniforme – argomento di questo articolo – non potranno essere registrati in modo fedele e, soprattutto, non potranno essere restituiti da alcun “trucco” di post produzione.