La scelta della coppia tempo diaframma è sempre stata alla base di una corretta esposizione, ma con il digitale possiamo operare anche sulla sensibilità!
Che si scatti in analogico od in digitale, l’esposizione è uno dei concetti tecnici fondamentali che stanno alla base della registrazione dell’immagine.
Gli sviluppi e la camera oscura un tempo, così come i software e la camera chiara oggi, consentivano e consentono di compensare gli errori di esposizione in fase di ripresa al fine di “salvare” le nostre immagini.
Tuttavia, partire da una corretta regolazione della fotocamera al momento del “click” consente percorrere con maggior semplicità il flusso di lavoro verso una immagine perfetta.
Cos’è l’esposizione?
Tecnicamente parlando, l’esposizione è definita come il prodotto dell’intensità luminosa per il tempo. Proviamo ad analizzare il significato di questa frase ricorrendo ad un esempio “idraulico”.
Pensiamo alla nostra corretta esposizione come ad un secchio che deve essere riempito d’acqua. Possiamo raggiungere il nostro risultato aprendo completamente il rubinetto per un tempo breve, oppure facendolo appena gocciolare per un tempo decisamente più lungo.
Le infinite combinazioni di tempo necessario e il grado di apertura del rubinetto corrispondono alla coppia tempo/diaframma, menzionata da tutti i manuali di fotografia.
Il tempo di scatto non è nient’altro, infatti, che il tempo per cui il “rubinetto” (otturatore) della nostra macchina rimane aperto per far passare la luce, mentre il diaframma è la dimensione, grande o piccola, del foro attraverso cui passano l’acqua o la luce.
Dalla coppia al triangolo
Se, ai tempi dell’analogico, la scelta della sensibilità era limitata ad un range di valori piuttosto ristretto e, soprattutto, era possibile variarla solamente cambiando rullino, con le macchine digitali la sensibilità può essere variata anche ad ogni scatto.
Ricorrendo ancora una volta all’esempio idraulico, possiamo immaginare di avere a disposizione recipienti di diverse grandezze: a parità di condizioni (apertura del rubinetto e tempo) i recipienti più piccoli si riempiranno prima. Lo stesso accadrà impostando sulla macchina una elevata sensibilità.
Ecco che, allora, la coppia tempo/diaframma di analogica memoria diventa una sorta di triangolo ai cui vertici abbiamo tempo/diaframma/sensibilità.
Affronteremo più avanti il significato e gli scopi dell’operare privilegiando di volta in volta il tempo di scatto, il diaframma o la sensibilità a seconda del risultato che vogliamo ottenere.
Tempo, diaframma e sensibilità
Due invece le cose importanti da segnalare sin da subito.
La prima è che questi tre valori sono indissolubilmente legati fra loro: determinati due di essi, esisterà solo un valore in grado di completare la formula per garantire la corretta esposizione.
La seconda è che, nonostante tempi, diaframmi e sensibilità si esprimano con scale ed unità di misura diverse fra loro, fra un valore e il successivo di ciascuna di queste tre scale avremo sempre una variazione fissa della luminosità. Nello specifico, un raddoppio o un dimezzamento.
Tale intervallo prende il nome di 1EV o, più comunemente, 1 Stop.
Passando da 400 ad 800 ISO dimezzerò la quantità di luce necessaria per esporre correttamente la mia immagine. Passando da 1/30 di secondo ad 1/15 raddoppierò il tempo e di conseguenza la quantità di luce che arriverà al sensore. Passando da diaframma f/8 a f/11 dimezzerò l’apertura e di conseguenza la quantità di luce nell’unità di tempo.
Se questo concetto è abbastanza intuitivo per la scala dei tempi e delle sensibilità, potrebbe non esserlo per la scala dei diaframmi… ma vi garantisco che è così.
ISO | TEMPI | DIAFRAMMI |
102400 | 1s | f/1 |
51200 | 1/2s | f/1.4 |
25600 | 1/4s | f/2 |
12800 | 1/8s | f/2,8 |
6400 | 1/15s | f/4 |
3200 | 1/30s | f/5.6 |
1600 | 1/60s | f/8 |
800 | 1/125s | f/11 |
400 | 1/250s | f/16 |
200 | 1/500s | f/22 |
100 | 1/1000s | f/32 |