Un display di qualità non è automaticamente garanzia di corretta visualizzazione delle foto. Approfondiamo l’importanza della calibrazione del monitor.
Dopo aver motivato in questo articolo l’importanza di affidarsi a monitor in grado di visualizzare “tanti colori”, ci siamo lasciati puntualizzando che neanche il display più performante può essere garanzia di una corretta visualizzazione delle immagini se non viene prima accuratamente calibrato. Proviamo a fare un po’ di chiarezza sull’argomento calibrazione del monitor e scopriamo come questa procedura possa aiutarci.
I problemi di sempre
Le tecnologie digitali non fanno che riproporre, sotto una diversa veste, problemi già noti al tempo della pellicola. Pensiamo ad esempio a quelli legati alla corretta visualizzazione delle immagini.
Il fotografo che scattava una diapositiva la valutava in diverse situazioni: sul piano luminoso del laboratorio; poi magari contro la finestra od il lampadario per arrivare, infine, alla proiezione od alla stampa. Ricordando quanto citato in un diverso articolo, ovvero che la percezione del colore è sì legata al colore dell’oggetto osservato, ma anche al “colore” della luce con cui l’oggetto viene illuminato, è facile capire come la diapositiva, guardata in diverse condizioni, venisse percepita in altrettanti diversi modi.
Per minimizzare le variabili, il fotografo pignolo che doveva scegliere la migliore diapositiva non si accontentava di valutare immagini contro il lampadario o la finestra. Si dotava, piuttosto, di un piano luminoso a luce normalizzata, in modo che la percezione fosse il più possibile costante.
È abbastanza semplice trovare un’analogia fra la diapositiva ed i file. Anche i nostri scatti digitali possono oggi essere visualizzati su diversi monitor. Questi ultimi, quando non correttamente calibrati, si comportano come il lampadario o la finestra con le diapositive. Sono infatti sorgenti di luce non controllate che influenzano la nostra percezione dell’immagine.
Il monitor come banco di lavoro
Nel caso del file si concretizza però anche un’aggravante. Se un tempo la diapositiva veniva solamente visionata, al giorno d’oggi la visualizzazione a monitor rappresenta il punto di partenza per una successiva elaborazione. Alla luce di ciò non è difficile immaginare come un monitor troppo chiaro, troppo scuro, o che introduca dominanti di colore, possa fuorviare il nostro giudizio ed il nostro operato, portandoci a risultati scadenti ed imprevedibili.
Ricorro ancora una volta all’esempio “analogico” anche per sfatare subito un luogo comune.
Il nostro fotografo ha scelto sul piano luminoso “calibrato” la sua miglior diapositiva e la invia al laboratorio “A”, al laboratorio “B” ed infine alla redazione di una rivista. Secondo voi, pur partendo dallo stesso originale, correttamente selezionato, come saranno i tre risultati di stampa? Sicuramente diversi!
Così come la scelta della diapositiva su una corretta sorgente di visione non tutelava il fotografo dalle variazioni introdotte dagli stampatori, anche l’analisi del file digitale su di un monitor calibrato non comporta necessariamente che il risultato stampato rispecchi quanto visualizzato a monitor… ma rimando ad un prossimo articolo l’approfondimento di questo problema.
Datemi un punto fermo!
Se Archimede chiedeva un punto d’appoggio per sollevare il mondo, affinché il flusso di lavoro dei nostri file digitali non ci riservi sgradite sorprese, per noi è fondamentale disporre quanto meno di un punto fermo.
Da questo punto di vista solo un monitor correttamente calibrato consente di visionare e valutare, giorno dopo giorno, con coerenza e costanza le immagini contenute nei nostri file, diventando così il punto fermo, tanto importante, da cui partire per le successive operazioni di correzione, elaborazione e stampa.
La calibrazione
Dopo tanto divagare, è finalmente giunto il momento di parlare della calibrazione del monitor. Sebbene si tenda a generalizzare, la procedura di calibrazione è in realtà composta da due distinte fasi: la calibrazione propriamente detta e la profilatura.
La calibrazione del monitor consiste nell’applicare al display le regolazioni necessarie per riportarne il comportamento entro uno standard predeterminato. La profilatura è la procedura che ne misura il comportamento e crea il profilo colore, un file che viene utilizzato dal sistema operativo o da alcuni applicativi, come Photoshop, proprio per capire quali colori una periferica possa o non possa riprodurre.
Per meglio chiarire il concetto, possiamo pensare a calibrazione e profilatura come alla misurazione delle prestazioni di un atleta su una pista. Affinché abbia senso misurare il comportamento (profilatura) dell’atleta (periferica) per confrontare i suoi tempi sul giro, è fondamentale che egli scenda in pista sempre nelle stesse condizioni (calibrazione). Non avrebbe infatti senso confrontare le prestazioni conseguite dallo stesso atleta una volta con scarpette ginniche ed un’altra con scarponi da trekking.
I parametri per la calibrazione del monitor
Per calibrare un monitor si opera sostanzialmente su tre parametri. La temperatura colore del punto di bianco (espressa in Kelvin), la curva di risposta tonale (nota come “gamma“) e la luminosità (espressa in candele per metro quadrato). Con alcuni monitor o strumenti di calibrazione è possibile regolare anche la luminosità del punto di nero (sempre in cd/mq).
La temperatura colore
La temperatura colore del punto di bianco è quella a cui il nostro occhio fa riferimento per giudicare tutti gli altri colori. I valori di calibrazione solitamente consigliati sono quelli più prossimi a quelli della luce diurna solare: 5000K e 6500K. Per impieghi casalinghi il consiglio è quello di effettuare una calibrazione a 6500K (o D65). Il 5000K dovrebbe essere utilizzato solo da chi dispone di monitor professionali e di un’area di lavoro a luce controllata. Approfondiremo il motivo parlando di calibrazione stampante.
La curva di gamma
Benché meno critico ed in parte obsoleto, il valore di gamma svolge un ruolo importante nella percezione delle densità dell’immagine, soprattutto delle tonalità intermedie. Prima dell’avvento del color management tale valore rappresentava l’unico strumento per tentare di avere una corrispondenza fra il monitor e la stampante. Oggi tale funzione è demandata ad un corretto impiego dei profili. La maggior parte dei monitor moderni ha una curva di gamma nativa prossima al valore 2,2. Questo è pertanto il valore consigliato da impostare in fase di calibrazione.
È importante ricordare come il valore di gamma non influenzi in realtà la colorimetria. Pertanto è anche possibile procedere con successive modifiche di tale valore (e conseguenti ricalibrazioni del monitor) per raggiungere un livello più elevato di corrispondenza monitor/stampa.
La luminosità
Se per temperatura colore e valore di gamma è possibile dare delle indicazioni quasi universali, la corretta impostazione del valore di luminosità deve invece tenere conto delle condizioni ambientali in cui il monitor dovrà lavorare.
Un monitor molto luminoso in un ambiente buio o, al contrario, un monitor poco luminoso in un ambiente con poca luce, anche se calibrati non ci consentiranno di valutare correttamente i passaggi tonali nelle alte o nelle basse luci. Il valore di luminosità del monitor deve pertanto in qualche modo rispecchiare la quantità di luce presente nella nostra area di lavoro. A tale proposito è importante segnalare che sarebbe opportuno fare in modo che la luminosità dell’ambiente di lavoro rimanesse per quanto possibile costante.
Tornando ai parametri, valori ragionevoli da impostare sono quelli compresi fra le 90 e le 140 cd/mq in funzione, come già detto, delle nostre condizioni di lavoro e delle caratteristiche del nostro display. Non dimentichiamo che per alcuni monitor tali valori potrebbero essere piuttosto “bassi”. Basti pensare che alcuni modelli per usi generici nascono con luminosità anche oltre le 400 cd/mq!
Temperatura colore, gamma e luminosità sono parametri che vengono regolati per mezzo dei comandi del monitor. Tuttavia, per essere certi di impostarli correttamente, facciamo ricorso ad appositi strumenti che si appoggiano allo schermo e ci guidano nelle regolazioni.
Si tratta dei calibratori, apparecchi che ci serviranno anche per la successiva profilatura, di cui parlo in questo articolo.