I fattori da tenere in considerazione nella scelta della carta da stampa inkjet sono numerosi, e non devono limitarsi agli aspetti economici.
In altri articoli ci siamo già occupati delle carte per la stampa a getto d’inchiostro e delle loro caratteristiche, evidenti o intrinseche.
Se peso, aspetto e texture possono essere considerate peculiarità “tangibili” e facilmente valutabili, la composizione e la struttura della base e dello strato ricevente dell’inchiostro possono essere rilevate unicamente ricorrendo alla scheda tecnica.
Ci sono però anche altri fattori da valutare prima di decidere su quale supporto stampare. Vediamo allora come imparare a scegliere la carta più adatta per la stampa inkjet.
Esposizione e condivisione
I cartoncini matt devono gran parte del loro successo all’aspetto artistico che sanno donare alle nostre immagini. Per qualche verso, essi vengono automaticamente associati all’idea di stampa fine art.
Come avremo modo di vedere in altri articoli, il concetto di fine art è in realtà ben più ampio. Non si riferisce solamente all’impiego di un determinato supporto, ma abbraccia l’intera filiera di produzione di un’immagine.
Presenti nell’offerta di tutti i principali produttori, questi cartoncini rappresentano una interessante soluzione per la realizzazione di immagini da esposizione. La superficie opaca metterà al riparo da riflessi indesiderati che le sorgenti di luce presenti nella sala potrebbero invece causare su una carta più lucida.
La superficie opaca di questi cartoncini, come del resto anche quella delle carte fotografiche “luster” o semimatt, rende inoltre questi supporti meno soggetti alle impronte di chi sfoglierà le nostre immagini. Quelli dal peso più elevato, non necessariamente realizzati con basi pregiate, potranno quindi rappresentare la scelta ideale per la stampa di provinature, destinate ad essere a lungo maneggiate, o per la produzione di stampe da esibire ai tavoli di lettura portfolio.
Lo spazio colore riproducibile
Sebbene, nel corso del tempo, le caratteristiche dei supporti siano notevolmente migliorate, i cartoncini artistici ancor oggi non riescono a riprodurre la stessa gamma colori raggiungibile da quelli fotografici.
In altri articoli siamo arrivati a definire il profilo colore ICC come la descrizione delle capacità cromatiche di una periferica. Come abbiamo visto in questo articolo, il profilo stampante definisce quali e quanti colori sono riproducibili da una determinata accoppiata stampante+carta. Non dobbiamo infatti dimenticare che il medesimo hardware fornirà risultati diversi al variare del supporto.
Ecco che se una carta di tipo fotografico, grazie alla superficie più lucida ed alla tipologia di coatizzazione applicata, garantirà il raggiungimento di elevate saturazioni con conseguente ampliamento della gamma colori riproducibile, una carta matt permetterà di riprodurre un numero di tinte sensibilmente inferiore.
Va da sé che, se i nostri scatti contengono tinte brillanti e sature, sarà meglio impiegare delle carte fotografiche. Per scatti “poco colorati” o monocromatici, sarà possibile utilizzare anche delle carte matt.
L’idoneità di una certa carta alla stampa di una determinata immagine potrà essere facilmente verificata con la funzione di softproofing. Ve ne parlo diffusamente in questo articolo.
Quale carta per le stampe in bianco e nero?
A tale proposito, una delle domande che spesso mi sento rivolgere è quali siano le carte più adatte per la stampa di immagini in bianco e nero. Come abbiamo visto, le immagini monocromatiche possono essere agevolmente stampante anche su carte “meno performanti”: ciò che è fondamentale, però, è diporre di una stampante di buona qualità che possa garantire perfetta neutralità e costanza di comportamento su tutta la gamma tonale dell’immagine. Non c’è niente di peggio di avere fotografie con dominanti di diverso colore fra ombre ed alte luci!
La longevità delle stampe
Un altro dei fattori di non immediata valutazione è rappresentato dall’aspettativa di longevità delle nostre stampe. Agli albori dell’inkjet il confronto era facilmente vinto dalle stampe tradizionali, perché i fogli che uscivano dalle prime stampanti erano destinati a sbiadire rapidamente. Quest’oggi l’evoluzione di hardware, carte ed inchiostri fa si che, a parità di condizioni di conservazione, le stampe a getto d’inchiostro possano avere durata pari o superiore a quelle analogiche.
La longevità è sempre frutto di una combinazione di svariati fattori. Oltre ai materiali impiegati, entrano in gioco anche le condizioni di archiviazione od esposizione. Anche la stampa più stabile avrà vita breve se esposta ad una forte luce, ad umidità o ad elementi chimici.
Gli inchiostri a pigmenti delle moderne stampanti garantiscono durate sino a 100 e più anni. Come è facile immaginare, questi valori sono stime frutto di test di sbiadimento accelerato. Oltre a quelli svolti dagli stessi produttori, possiamo fare riferimento a quelli di istituti indipendenti. Tra i più importanti il Wilhelm Imaging Research (http://www.wilhelm-research.com) che pubblica periodicamente gli aggiornamenti per nuove carte o stampanti.
Prendendo ad esempio quelli svolti con la stampante Epson P600 sulle carte del medesimo produttore, possiamo rilevare che l’aspettativa di vita varia fra la cinquantina d’anni, per stampe esposte senza protezione, sino a 2-300 anni per quelle esposte con la protezione di un vetro anti-UV per arrivare ad oltre 400 anni per immagini conservate in condizioni d’archivio.
Ancora meglio per le stampe in bianco e nero, realizzate con la medesima stampante con l’apposita modalità Epson denominata “advanced black and white”. In questa modalità la stampante minimizza l’impiego degli inchiostri a colori, sostituendoli per quanto possibile con i tre neri (Nero, Nero Light, Nero Light Light). La stabilità di questi inchiostri consente il raggiungimento di durate stimate oltre i 4 secoli!