Gli ultimi aggiornamenti di Lightroom e Phososhop introducono funzionalità legate alla resa dei dettagli fini delle immagini. Vediamo come sfruttarli al meglio.
Sono oramai alcuni mesi che, basandosi sulle potenzialità offerte dal motore di intelligenza artificiale Adobe Sensei, gli aggiornamenti di Lightroom e Phososhop introducono funzionalità legate alla resa dei dettagli fini delle immagini. Lo avevamo già apprezzato con la funzione “Migliora dettagli”, introdotta ad inizio 2019 per garantire uno sviluppo del file raw con dettagli nitidi, colori vividi e bordi netti. Proseguendo su questa strada, in Lightroom e Camera Raw è recentemente comparso un nuovo comando: il cursore Texture.
Il comando texture
Secondo quanto affermato da Max Wendt, Senior Computer Scientist del team di sviluppo di Adobe Camera Raw, il comando texture è originariamente nato dall’esigenza di inserire un comando per ritoccare rapidamente le imperfezioni della pelle. Nella sua versione definitiva, tuttavia, si presta ad applicazioni ben più ampie. Contrariamente a quanto si fosse previsto all’inizio, può assumere sia valori negativi che positivi.
Portando il cursore verso i valori inferiori allo zero i dettagli verranno attenuati, uniformando aree come gli incarnati, i capelli o la corteccia degli alberi. Spostando il cursore verso i valori positivi, i dettagli di queste aree diventeranno più evidenti consentendo così di recuperare matericità. Funzione utile, quest’ultima, in presenza di immagini non perfettamente nitide. L’applicazione del comando texture con valori negativi è in qualche modo equivalente ad una sorta di riduzione dei disturbi; il suo impiego con valori positivi è invece assimilabile all’applicazione dei fattori chiarezza e nitidezza, entrambi con valori positivi.
In Lightroom il comando è applicabile globalmente, dal pannello base, o localmente, come pennello di regolazione o filtri radiale e graduato.
La separazione delle frequenze
L’algoritmo di questo comando si rifà al medesimo concetto alla base di una nota tecnica, chiamata “separazione delle frequenze”. Niente a che vedere con la telefonia cellulare o il digitale terrestre! La separazione delle frequenze è una metodologia spesso utilizzata per la “pulizia della pelle” nella postproduzione di ritratti e scatti di beauty, dove la qualità dell’incarnato è fondamentale.
Il concetto consiste nel fatto che ogni immagine può essere scomposta in aree, contraddistinte dalla presenza di dettagli ad alte frequenze (dettagli più fini, come i nei, i pori della pelle, i capelli od il fogliame in una foto di panorama), a medie frequenze ed a basse frequenze (aree più ampie con dettagli meno fini, meno evidenti).
Mentre l’applicazione di un elevato valore di nitidezza (sharpening) comporterebbe – come si può notare nell’esempio – un aumento globale del rumore digitale della nostra immagine anche nelle zone prive di dettaglio (in questo caso il cielo) , l’algoritmo della funzione texture applicata con valori positivi è in grado di aumentare il contrasto dei dettagli delle aree ad alta e media frequenza, evidenziando i dettagli ma senza introdurre disturbo nelle altre zone.
Applicazioni nella fotografia di ritratto
Ritratto standard Ritratto sviluppato con valore texture -80
Allo stesso modo, nella fotografia di ritratto, l’impiego della funzione texture con valori negativi “leviga” i dettagli delle alte e medie frequenze, ovvero pori, nei, rughe ed altre imperfezioni, senza andare a modificare i lineamenti o gli altri elementi presenti nell’immagine, come occhiali o gioielli.
Per quanto l’effetto possa apparire simile, il comando Texture è più delicato e gestibile del ben noto comando Chiarezza. Quest’ultimo influenzerà aree piuttosto estese dell’immagine arrivando a modificarne in modo evidente la luminanza e la saturazione. Il comando texture fornirà un risultato più delicato e naturale.
Come sempre, però, il miglior modo per valutare… è sperimentare sulle proprie immagini, andando alla ricerca del corretto valore di intervento da applicare.