Oggigiorno molti filtri possono essere simulati in postproduzione. Alcuni però sono devono ancora essere impiegati in fase di ripresa: scopriamo ad esempio il polarizzatore.
Giunti oramai ad un punto in cui le possibilità della post produzione sembrerebbero non avere limiti, vien da chiedersi se abbia ancora senso parlare di filtri fotografici.
Per quanto siano numerosi gli effetti che i vari software di imaging sono in grado di simulare, ve ne sono alcuni ancora inimitabili. Tra questi i filtri ND ed il polarizzatore.
Per meglio capire come usare e a cosa può servire il polarizzatore, facciamo una breve premessa tecnica.
Come abbiamo già ricordato, la luce è una radiazione elettromagnetica composta da onde che “vibrano” su infiniti piani.
L’angolo di oscillazione varia a seconda di vari fattori, quali la posizione del sole e la natura del materiale su cui la luce si riflette (plastica, metallo, acqua, …)
L’occhio umano è sensibile solo alla frequenza della radiazione, ma non all’orientamento delle sue oscillazioni pertanto, qualunque sia il loro angolo, riuscirà a rilevare la presenza della luce ed il suo colore.
Possiamo pensare al filtro polarizzatore come ad un setaccio composto, anziché da una rete, da tante sottili fessure, in grado di far passare solo la componente di luce che, in quel momento, sta vibrando sullo stesso piano delle fessure.
Ecco perché solo alcune zone dell’immagine saranno influenzate dalla presenza del polarizzatore, mentre altre rimarranno pressoché invariate.
Per consentirci di scegliere il piano da “setacciare”, il polarizzatore dispone di una montatura che potremo ruotare fino ad ottenere l’effetto desiderato.
Ridurre i riflessi su superfici trasparenti
Grazie alla sua capacità di selezionare la componente luminosa da lasciare passare, il polarizzatore è in grado di ridurre i riflessi che si creano sulle superfici trasparenti come vetro e acqua, consentendoci di “vedere attraverso” la superficie.
Non dimentichiamoci che l’efficacia dipende da numerosi fattori: l’angolo di incidenza della luce, l’angolo di ripresa, il materiale su cui la luce si riflette.
Come esempio, ecco due scatti ad un piccolo stagno eseguiti a distanza di pochi secondi. Nello scatto senza polarizzatore (foto in alto) il riflesso lattiginoso non ci consente una buona visione di ciò che è presente sotto la superficie dell’acqua. Nell’immagine ripresa con il polarizzatore (foto in basso) riusciamo invece ad individuare i piccoli girini che nuotano.
Il polarizzatore per saturare il cielo
Il polarizzatore è un filtro che trova ampia applicazione nella fotografia di paesaggio per migliorare l’impatto delle immagini. Affidiamoci ancora una volta alla sua capacità di lasciar passare solo una parte della luce ambiente (quella polarizzata sul suo stesso piano). E’ sufficiente ruotare il filtro sulla sua montatura per ridurre la luminosità del cielo, saturandolo ed aumentando così il contrasto della scena.
Questo effetto è più evidente nelle giornate limpide, con il sole posizionato lateralmente alla nostra direzione di ripresa. Con il sole alle spalle, o nelle giornate di foschia, l’effetto sarebbe più blando. La ciliegina sulla torta è rappresentata dalla presenza di nuvole bianche nel cielo azzurro. La luce proveniente da queste ultime non risente dell’effetto polarizzante del filtro, contribuendo così ad aumentare il contrasto dell’immagine ed offrendo un effetto decisamente scenografico.