I NAS sono apparecchiature nate per lo storage e la condivisione in rete di file e documenti. Grazie a prezzi sempre più abbordabili ed alle loro molteplici funzioni, rappresentano oggi la soluzione ideale anche per le esigenze di archiviazione domestiche.
Le moderne fotocamere, sempre più generose in termini di megapixel, ci mettono sempre più frequentemente davanti ad una inesauribile necessità di spazio di archiviazione.
Da questo punto di vista, a tutt’oggi, gli hard disk rappresentano indiscutibilmente la soluzione più comune grazie sia alla loro facile reperibilità che al conveniente rapporto costo/capacità di archiviazione.
Per dare un riferimento, mentre scrivo questo articolo il web propone hard disk esterni da 1 Terabyte=1000Gb a meno di 50€.
Tuttavia, gli hard disk portatili non possono rappresentare la risposta alle esigenze di un archivio in rapida espansione.
I motivi sono principalmente due.
Il primo è che la meccanica degli hard disk è piuttosto delicata e, per quanto robusti, i case esterni non la proteggono da possibili urti che, anche se di modesta entità, potrebbero rendere illeggibile il nostro supporto. Se proprio volete un supporto di memoria capiente, da trasportare qua e là, vi consiglio di lasciar perdere gli hard disk e prendere in considerazione le unità allo stato solido, come questa.
Il secondo motivo è che potrebbe risultare complicato ricostruire la posizione di un dato file o mantenere la sincronizzazione di un archivio sparpagliato fra i vari hard disk in uso.
Alla luce di ciò, ritengo che la soluzione di gestione ed archiviazione dei file digitali più efficiente, sicura ed al passo coi tempi sia rappresentata dai NAS, i cosiddetti Network Attached Storage.
Il NAS: un archivio centralizzato, intelligente e sempre raggiungibile.
Come suggerisce l’acronimo inglese, un NAS (Network Attached Storage) è sostanzialmente un dispositivo di archiviazione collegato alla rete anziché direttamente al computer.
Sebbene sia facile immaginarlo come un hard disk esterno con la connessione ethernet al posto della USB, il NAS è in realtà qualcosa di più sofisticato.
Si tratta infatti di un vero e proprio mini computer in grado di svolgere numerose funzioni. La più evidente tra queste è quella di metterci a disposizione uno spazio di archiviazione centralizzato. Caratteristica fondamentale, poi, è che l’archivio sul NAS sarà raggiungibile tramite la rete e condiviso fra tutti i nostri computer e device portatili – e non solo con uno alla volta.
I NAS sono apparecchi sensibilmente più grandi di un hard disk esterno e, oltre che al router/switch di rete, devono restare collegati anche all’alimentazione elettrica.
Se è vero che da un lato ciò fa perdere la praticità della portabilità, dall’altro i dischi del NAS sono meno soggetti a possibili urti e malfunzionamenti rispetto a quelli degli hard disk portatili.
L’uso del plurale a proposito dei dischi non è un refuso: sebbene esistano anche dei NAS a disco singolo, questi apparati impiegano quasi sempre 2, 4 o più dischi.
Il NAS: sicurezza e capienza usando tanti HDD
Come ho già detto, l’elettronica dei NAS è ben più sofisticata di quella dei semplici case esterni e provvede a duplicare i dati “spalmandoli” sui dischi installati secondo i principi di ridondanza previsti dai protocolli RAID, solitamente impiegati dai server.
Grazie a tale tecnica, e a seconda della tipologia di protocollo RAID implementato, i dati salvati sul NAS rimarranno accessibili e leggibili anche in caso di guasto di uno o più dei dischi fisici, garantendo così ai nostri file un più alto livello di sicurezza.
Il sistema operativo dei NAS, inoltre, tiene sotto controllo lo stato di salute dei dischi, avvisandoci per tempo qualora cominciassero ad usurarsi.
Il fatto di implementare più unità disco nello stesso apparato, che verranno viste come un’unica periferica, ci consente poi di raggiungere elevate capacità di archiviazione senza dover ricorrere ad un crescente numero di hard disk separati che comporterebbe una inevitabile frammentazione del nostro archivio su numerosi volumi. In caso di saturazione dello spazio disponibile, poi, tutti i principali NAS dispongono di funzioni guidate per la sostituzione dei dischi con modelli di capacità maggiore senza rischio di perdita dei dati salvati.
Per definizione il NAS è un apparato indipendente, sempre acceso e sempre connesso. Grazie a questa sua caratteristica, oltre che rappresentare una perfetta soluzione per l’archiviazione e la condivisione dei nostri documenti digitali – immagini e non solo – è anche un valido strumento per backup automatizzati. I principali produttori di questi apparati, infatti, rendono anche disponibili software ed app con i quali programmare delle copie di sicurezza degli hard disk dei nostri computer o dell’album immagini del nostro smartphone.
Il NAS come strumento di condivisione dentro e fuori casa.
Fra le innumerevoli funzionalità messe a disposizione dai sistemi operativi dei NAS troviamo anche la possibilità di condividere il nostro archivio, in tutto od in parte, non solo sulla rete locale di casa o dell’ufficio, ma anche tramite internet creando una sorta di cloud personale.
Così facendo potremo disporre dei nostri documenti anche quando siamo lontani da casa o condividere in modo semplice e sicuro cartelle o veri e propri album fotografici con amici e compagni di viaggio semplicemente comunicando loro dei link personalizzati.
Quasi tutti i NAS mettono poi a disposizione anche funzionalità aggiuntive quali la possibilità di fare streaming di musica o video, implementare la virtualizzazione di sistemi operativi, di registrare immagini provenienti da telecamere di videosorveglianza… ma tutte queste cose esulano dall’archiviazione file.
Nessuno è perfetto
Fatta la doverosa ammissione che, da oltre un decennio, mi considero dipendente dai sistemi di archiviazione NAS della QNAP, devo porre l’accento su un paio di argomenti che, per completezza d’informazione, ritengo degni di nota.
La connessione tramite la rete ha il vantaggio di rendere disponibile il nostro archivio a tutti i nostri device, anche contemporaneamente. Questo metodo di condivisione, però, comporta una velocità di trasferimento dati inferiore a quella di un hard disk collegato direttamente al computer. Personalmente ci sono abituato, ed oramai da molto tempo accedo con Lightroom direttamente alle mie cartelle archivio residenti sul NAS. Qualche amico, più sensibile di me alla velocità operativa, preferisce copiare temporaneamente sull’hard disk del computer le immagini da lavorare per poi trasferirle nuovamente sul NAS al termine delle operazioni di fotoritocco.
A prescindere da quanto l’apparecchio impiegato possa essere sicuro, protetto e sofisticato, avere una sola copia del proprio archivio non è mai una buona idea. Sotto questo punto di vista anche un NAS potrebbe essere soggetto ad un furto o ad un guasto tale da renderlo inutilizzabile. Ecco perché, personalmente, ricorrendo ad una delle numerose funzioni di questi apparecchi, ho programmato una copia automatica e periodica del mio NAS principale su una seconda unità posizionata in un altro locale della mia abitazione. L’ideale sarebbe disporre anche di una ulteriore replica remota, ma di questo parleremo in un prossimo articolo.
Ottimo articolo, di un argomento che sembra sempre purtroppo lontano dal mondo della fotografia, ma che di fatto è parte stessa della fotografia digitale. Io amo i prodotti Synology, ma penso che Qnap e Synology sia un po’ come Canon e Nikon, Inter e Milan, ecc…
Detto questo trovo che i NAS con 2 bay, malgrado li utilizzi, siano più a rischio dei modelli che più vani, in grado, ad esempio, di gestire un RAID 6. Quando si installa un NAS i due HDD hanno la stessa età e sostanzialmente la stessa usura nel tempo, mi è capitato che dopo la rottura di un HDD, mentre aspettavo la consegna del secondo HDD (24 ore con Amazon) si sia rotto anche il secondo. Fortuna che avevo una ulteriore copia di backup, ma comunque un grande rischio. Poter contare su un recupero fino a 2 HDD lo trovo più tranquillizzante. (al momento ho un NAS che fa da backup a un altro NAS :-D). Condivido anche l’aspetto velocità, anche se sul NAS più moderno, che ha un doppio collegamento Gigabit, la velocità non è così limitante, mediamente viaggio sui 120-140 MB/s in lettura.
Caro Valerio,
è un piacere trovare un tuo commento sul mio sito: grazie davvero!
Concordo sul fatto che la scelta fra Qnap e Synology sia un po’ il solito dualismo che ritroviamo in molti altri campi… personalmente ho iniziato con Qnap una quindicina di anni fa, mi ci sono sempre trovato bene ed oramai so come gestirli. Non ho dubbi che lo stesso sia per Synology.
Come ho scritto nell’articolo, per quanto sicuramente meglio del classico hard disk portatile, anche un solo NAS non è comunque garanzia di sonni tranquilli.
Personalmente ho due NAS da due dischi sempre in linea che una volta alla settimana si sincronizzano con un terzo NAS quattro dischi che si accende solo nel weekend. Le operazioni di replica e di accensione/spegnimento sono totalmente automatizzate. Il prossimo passaggio sarà “spostare” il NAS 4 dischi in ufficio per suddividere ulteriormente il rischio collocando i dati in posizioni fisiche diverse.
Concordo sull’osservazione dei dischi che invecchiano contemporaneamente… pensa che il doppio guasto che a te è capitato sul 2 dischi a me è capitata sul 4: 1 disco fuori uso ed un secondo ha iniziato a dare problemi mentre aspettavo il rimpiazzo, al che tutto il sistema si è bloccato in sola lettura. Devo però dire che da quando ho iniziato a montare dischi specifici per NAS cioè i WD RED, non ho più avuto rotture (ma mentre lo scrivo faccio gesti di scongiuro).
Il vero vantaggio dei NAS due dischi, sempre che non si rompano gli HD in contemporanea, è che in caso di default dell’elettronica ci sono procedure per il recupero dati. Con i NAS oltre due dischi ciò non è possibile perché non saresti in grado di ricostruire la sequenza di suddivisione dei dati sui vari HD.
Grazie ancora per il tuo contributo!
A presto,
massimo